DIALETTARIO
Dialettario invita a giocare con le parole, ad osservarle nella loro architettura, ad ascoltarle, ad associarle con gli elementi del paesaggio che le ha generate, ad usarle con fantasia.
Progetto realizzato per l’Associazione Tonino Guerra, con gli artisti Emiliano Battistini, Sara Bonaventura, Marigiovanna Di Iorio, Giulia Filippi, Claudio Podeschi, Simone Restelli – grazie al contributo dell’Istituto Beni Culturali della Regione Emilia Romagna.
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Soffermarsi qualche ora a scoprire gli innumerevoli aspetti affascinanti della lingua, o meglio, delle lingue, ha permesso a circa 200 studenti delle scuole primarie e secondarie di cogliere la complessità che sta dietro alla definizione di un codice comune di comunicazione. Comprendere cosa significa “patrimonio immateriale” qual’ è la lingua, con le sue dinamiche e infinite variabili è stato un passo per riconoscere il valore di qualcosa che non si può toccare, che cambia nel tempo e nello spazio.
Ci è venuta in aiuto la ludolinguistica,
per scoprire il potere evocativo delle parole,
non solo nei loro usi strettamente ludici o poetici, ma anche nei loro usi tecnici ed enigmistici. Abbiamo inventato una ludolinguistica visiva e sonora, che ci ha dato il pretesto per collezionare una serie di parole dialettali e di rappresentarle.
Il processo di rappresentazione infatti, stimola la ricerca, facilita l’apprendimento di concetti e contenuti, sperimenta l’interazione tra linguaggi.
Ci siamo concessi l’opportunità di “inventare” una nuova lingua.
Non riconoscerete, in questo Dialettario, solo parole provenienti dalla tradizione linguistica della Valmarecchia. Troverete parole che non esistono. O meglio, che esistono nelle menti dei ragazzi, a partire da suoni familiari, ricordi di conversazioni, contaminazioni
con la lingua italiana e con altre lingue.
Emergono i caratteri salienti di questo dialetto gallo italico, che sente i retaggi greco-bizantini, gli influssi germanici, celti, latini, franchi.
Forse – vista la natura dinamica e trasformativa della lingua – possiamo affermare di aver anticipato quello che sarà
il dialetto del futuro?